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M o d u l o 4
T r a s f o r m a t o r e
§13) Parallelo dei trasformatori
Quando il carico richiede una potenza superiore a quella nominale delle macchine in funzione occorre inserire in parallelo un aiuto di potenza, da parte di uno o più trasformatori aggiuntivi.
Il collegamento viene detto in parallelo quando i primari sono allacciati alla stessa linea di alimentazione e gli avvolgimenti secondari risultano anch’essi collegati sulle stesse sbarre di uscita, cui fa capo il carico complessivo.
Nelle applicazioni successive, per semplicità, si discute il funzionamento in parallelo di due sole macchine, ma il procedimento è valido per qualunque numero di trasformatori.
Fig. 17) Schema unifilare di due trasformatori in parallelo.
Condizioni ideali di parallelo
1. I due trasformatori hanno identico rapporto di trasformazione a vuoto e stessa tensione nominale primaria.
Conseguenza: non vi è corrente di circolazione tra le due macchine a vuoto.
2. Si collegano alla linea dei secondari i morsetti corrispondenti delle due macchine: si dicono corrispondenti due morsetti secondari con uguale polarità, ossia quando i loro potenziali sono in ogni istante uguali, contemporaneamente maggiori o contemporaneamente minori. Nelle applicazioni trifase i morsetti d’uscita devono dar luogo alla stessa successione ciclica delle fasi e le due terne di tensioni devono coincidere (ciò è garantito anche dal punto 3). In tal modo in ogni maglia agiscono due f.e.m. in opposizione di fase.
3. I trasformatori trifase in parallelo devono appartenere allo stesso gruppo.
Normalmente i gruppi sono rappresentati dai numeri 0-6-5-11 ai quali corrispondono gli sfasamenti tra la terna delle f.e.m. del lato b.t. rispetto alla terna delle corrispondenti f.e.m. del lato A.T. divisi per 30. Tale sfasamento, detto spostamento angolare fra le due terne di tensioni, vale rispettivamente 0°, 180°, 150°, 330° (p.e. Yd11 significa collegamento Y-d con indice di gruppo 11 e conseguente spostamento angolare di 330°).
Per trasformatori in parallelo appartenenti allo stesso gruppo e identici rapporti di trasformazione non vi sono differenze vettoriali fra le tensioni di ogni singola maglia del secondario, essendo le due terne coincidenti e in opposizione di fase: non vi è dunque alcuna corrente di circolazione (v. fig. 18).
Se invece cambiano i sensi di avvolgimento delle bobine, o se si scambiano i morsetti di ingresso con quelli di uscita di un avvolgimento, o se i collegamenti degli avvolgimenti sono diversi (uno p.e. con collegamento Y-y e l’altro con collegamento Y-d, ecc.) si producono delle correnti di circolazione che possono danneggiare i trasformatori, addirittura già nel funzionamento a vuoto: le due terne delle tensioni secondarie non potendosi sovrapporre danno differenze di tensione nelle singole maglie ed elevate correnti.
4. I trasformatori hanno la stessa Ucc%. Solamente in tal caso la corrente totale del carico si suddivide fra i due trasformatori in proporzione alle rispettive potenze nominali:
In altre parole, se le tensioni di c°.c°. sono diverse, si carica di più il trasformatore avente minore c.d.t. interna (determinata nel funzionamento singolo). Per chiarezza si vedano gli esempi numerici seguenti.
5. Se si verifica anche l’uguaglianza degli sfasamenti caratteristici allora le singole correnti secondarie, risultando in fase fra loro, contribuiranno alla corrente totale secondaria con il valore minimo. I triangoli delle impedenze equivalenti devono pertanto essere simili (sono uguali solo per trasformatori gemelli).
Esempi di
determinazione del gruppo di un trasformatore
Esempio
di parallelo con dati che non soddisfano tutte le condizioni del parallelo
ideale
E’ questo uno dei casi più completi, ma piuttosto laborioso per la soluzione.
I due trasformatori di figura 17) e 18), A e B, allacciati alle sbarre primarie alla tensione concatenata di 12 kV e frequenza 50 Hz, alimentano un carico collegato a stella avente f.d.p. unitario (carico resistivo puro) e resistenza per ogni fase utilizzatrice di 3 Ω .
I dati noti sono i seguenti:
SnA = 100 kVA |
SnB = 50 kVA |
U1nA = 12 kV; U2oA = 400 V |
U1nB = 12 kV;
U2oB =
407 V |
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U2ccA = 25 V |
U2ccB = 15 V |
cos φccA = 0,55 |
cos φccB = 0,35 |
Yy
0 |
Y
y 0 |
Si determinino:
· la corrente di circolazione a vuoto;
· la tensione e la corrente del carico;
· le correnti erogate dai due trasformatori.
SOLUZIONE
I due trasformatori non soddisfano le condizioni ideali 1, 4, 5 citate sopra.
I collegamenti interni sono tutti a stella (in caso diverso occorrerebbe riferirsi sempre al collegamento equivalente Y/y).
Nel procedimento che segue si
calcolano le correnti nominali e i parametri equivalenti riportati al
secondario, per poi determinare la tensione al carico, le correnti secondarie
effettivamente disponibili e infine discutere le condizioni di funzionamento.
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Per il calcolo della corrente di circolazione presente nel funzionamento a vuoto con le due macchine collegate alla sbarra primaria e alla sbarra secondaria, con interruttore del carico aperto, si applica il secondo principio di Kirchhoff (v. fig. 19 con interruttore aperto):
Sostituendo si ricava, dopo l’elaborazione della formula, il seguente valore
(Si
osservi che i risultati sono relativi alle tensioni nominali secondarie poste
sull’asse reale)
Questo valore di corrente dà
luogo, a vuoto, a perdite nel rame di una certa entità. Dal punto di vista
pratico è importante che tale corrente non superi il valore più basso delle
correnti nominali dei trasformatori
(qui è Ic < 70,93 A).
Fig. 18)
Schema ‘equivalente’ per lo studio del parallelo di due
trasformatori, di cui sono stati riportati i parametri al secondario. I due
centri stella dei trasformatori e il centro stella del carico equilibrato hanno
lo stesso livello elettrico O e
pertanto è come se questi tre nodi fossero collegati fra loro. In colore è
rappresentata una maglia nella quale agiscono le f.e.m. di una fase di A e di B
riportate al secondario (che in questo problema sono diverse) e in cui gli
ostacoli sono dovuti alle singole impedenze di corto circuito anch’esse
riportate al secondario.
Si ottiene così la fig. 19) che schematizza il già
noto circuito equivalente di una fase di ogni trasformatore,
studiato al secondario, con le due macchine in parallelo che alimentano il
carico.
Si passa adesso al calcolo della tensione di fase a carico, mediante il corollario di Tank con la relazione vettoriale
(v. fig. 19 con interruttore chiuso).
La sostituzione dei valori noti porta, sempre in forma laboriosa, ai risultati
Fig. 19) Una
fase dell’intero circuito con i parametri riportati al secondario. Quando
l’interruttore “t” è aperto si ha il funzionamento a vuoto, ma con
i trasformatori aventi i morsetti secondari collegati sulle sbarre d’uscita:
si può calcolare la corrente di circolazione a vuoto nella maglia formata dalle
due f.e.m. e dalle impedenze equivalenti.
Nel funzionamento a carico, con “t” chiuso, si può applicare il metodo di Millmann per il calcolo della U2f , oppure il metodo del circuito equivalente di Thévenin (v. fig. 20).
Calcolo delle correnti erogate al secondario dalle macchine A e B, con riferimento alla fig. 19):
I moduli delle rispettive correnti valgono:
Le percentuali di carico, che evidenziano la percentuale di erogazione rispetto alla propria corrente nominale, sono le seguenti:
Si conclude dunque che il trasformatore B, pur di potenza inferiore, è costretto a lavorare con una percentuale di carico più del doppio rispetto alla condizione di lavoro del trasformatore A, avente potenza doppia.
Questa situazione di funzionamento si verifica poiché sono diverse le Ucc%, ma non viene a crearsi nessuna situazione pericolosa, con i dati esposti. Certo sarebbe meglio se la percentuale di carico fosse identica: la macchina con potenza doppia erogherebbe una corrente doppia rispetto a quella erogata dalla macchina con potenza minore. Qui la macchina B eroga addirittura una corrente superiore a quella erogata dalla macchina A!
Esempio
di parallelo con dati che soddisfano tutte le condizioni del parallelo ideale
Due trasformatori, A e B, allacciati alle sbarre primarie alla tensione concatenata di 12 kV e frequenza 50 Hz, alimentano un carico collegato a stella avente f.d.p. unitario (carico resistivo puro) e resistenza per ogni fase utilizzatrice di 3 Ω .
I dati noti sono i seguenti,
modificati dal tema precedente:
SnA = 100 kVA |
SnB = 50 kVA |
U1nA = 12 kV;
U2oA = 400 V |
U1nB = 12 kV;
U2oB =
400 V |
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U2ccA = 16 V |
U2ccB = 16 V |
cos φccA = 0,400 |
cos φccB = 0,400 |
Yy
0 |
Y
y 0 |
Si determinino:
· la corrente di circolazione a vuoto;
· la tensione e la corrente del carico;
· le correnti erogate dai due trasformatori.
SOLUZIONE
I due trasformatori soddisfano tutte le condizioni ideali per il parallelo, citate sopra, diversamente dal tema numerico precedente. Sono qui uguali le tensioni secondarie a vuoto, le tensioni di corto circuito e anche gli sfasamenti dell’impedenza caratteristica di corto circuito.
Il procedimento seguito è
ancora identico a quello dell’esercizio precedente, ma con le semplificazioni
introdotte dalle condizioni per un parallelo perfetto.
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La corrente di
circolazione è nulla, poiché nella maglia, visualizzata in colore
nella fig. 18) e con lo schema di fig. 19) con interruttore aperto, le due
f.e.m. sono in opposizione e con stesso modulo.
Pertanto
Il calcolo della tensione secondaria a carico, svolto con Millmann (fig. 19 con “t” chiuso), parte dalla relazione
con risultati (non immediati!):
Le correnti erogate ai due secondari risultano pertanto
I moduli delle rispettive correnti valgono:
Le percentuali di carico, che evidenziano la percentuale di erogazione rispetto alla propria corrente nominale, sono le seguenti:
- Diversamente dal tema proposto in precedenza, qui sono rispettate le condizioni di parallelo ideale e quindi:
· L’uguaglianza delle tensioni nominali secondarie non dà luogo a corrente di circolazione.
· L’uguaglianza delle tensioni Ucc% impone l’erogazione di corrente proporzionale alle proprie potenze nominali: infatti qui la macchina con potenza doppia eroga anche una corrente doppia e quindi le percentuali di carico sono identiche: chi più ha più dà.
· L’uguaglianza degli sfasamenti interni φcc porta come conseguenza che le correnti erogate siano in fase: pertanto la corrente erogata al carico proviene dalla somma numerica delle correnti I2A e I2B in modulo, le quali sono quindi minime. Se gli sfasamenti interni fossero diversi il trasformatore ‘A’ erogherebbe una corrente superiore a 51,03A e ‘B’ erogherebbe una corrente superiore a 25,51A: per ottenere la corrente di carico di 76,54 A si dovrebbe eseguire la somma vettoriale di due correnti sfasate. Le perdite interne per effetto Joule aumenterebbero e si abbasserebbe il rendimento.
- CASI PARTICOLARI DI FUNZIONAMENTO IN PARALLELO -
Fig. 20) Il circuito a)
(fig. 19) viene studiato e risolto con Thévenin (fig. b),
mediante il generatore equivalente U2Th e l’impedenza
equivalente di Thévenin ZTh. Il metodo di risoluzione può
essere alternativo a Millmann, seguito in precedenza. La ZTh
sostituisce il parallelo fra Z”eA e Z”eB
.
1) Si consideri il caso
in cui due trasformatori abbiano le stesse tensioni nominali secondarie, ma diversi
φcc e Ucc .
Risolvendo con Thévenin il
circuito di fig. 19) si ottiene lo schema di fig. 20-b).
Si
ricorda che per determinare la corrente nel carico Zu e la
tensione ai suoi capi con Thévenin, si immagina di effettuare un taglio ai capi
della Zu , tra i punti R
e 0
della figura 20-a). Allo schema che rimane a sinistra del
taglio si sostituisce quello equivalente b) in cui
·
la
tensione del generatore U2Th è quella che si “vede” ai
capi del taglio R0
senza la Zu
. Qui, essendo uguali U2oA e U2oB anche la
tensione di Thévenin ha lo stesso
valore, cioè
U2Th =
U2ofA = U2ofB
·
L’impedenza
equivalente ZTh è quella vista sempre ai capi del taglio
quando i generatori di tensione dello schema rimasto sono cortocircuitati.
Pertanto rimangono le impedenze Z”eA e Z”eB
in parallelo, come rappresentato nella fig. 20).
A
questo punto si rimette l’impedenza tagliata e si risolve il semplice schema
equivalente di fig. 20-b) , dove la ZTh
sostituisce il parallelo fra Z”eA e Z”eB .
Si calcola quindi, con metodo simbolico:
Conseguentemente la corrente e la tensione richieste sono date dalle relazioni
2) Si consideri il caso
in cui due trasformatori abbiano le stesse tensioni nominali secondarie e gli
stessi φcc .
Si semplifica un po’ il calcolo richiesto dalla (1) per determinare l’impedenza equivalente di Thévenin, con la relazione facilmente verificabile
in cui
compaiono solo i moduli delle impedenze di corto circuito. Naturalmente le
correnti erogate al secondario da ogni macchina saranno in fase fra loro e la
corrente al carico sarà la loro somma numerica.
3) Si consideri il caso molto particolare, ma non raro nelle applicazioni, in cui due trasformatori siano “gemelli”, ovvero con i seguenti dati identici
e appartenenti naturalmente allo stesso gruppo.
La (1) si semplifica ulteriormente e si pone semplicemente
La tensione al carico può anche calcolarsi ricorrendo alla c.d.t. industriale.
Infatti, essendo per la (26-§7) applicata al trifase
si ricava la tensione concatenata U2, noti la corrente del carico e il suo sfasamento:
prof. Attilio Barra e-mail: elettrotecnica@barrascarpetta.org
prof. Antonio Scarpetta e-mail: laboratorio@barrascarpetta.org
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